Scritto il 4 Lug 2016 da

conferenza con sindacatiSi è tenuta a Roma, presso l’università La Sapienza, un’interessante giornata dove la partecipazione delle sigle di rappresentanza delle professioni sanitarie ha trovato una strada comune, e soprattutto condivisa, con le maggiori sigle sindacali.

Fa da tema dominante il ritardo di rinnovo contrattuale per la sanità pubblica e privata ma non solo. Forse per la prima volta l’atteggiamento dei relatori (abituati forse di più alle contrattazioni economiche) propende per una valorizzazione delle professioni sanitarie. Una prospettiva decisamente nuova che fa da coda alla celebrazione della formazione universitaria, unica deputata oggi per legge ad erogare i futuri professionisti. Si sottolinea come una mancata, storica considerazione politica delle professioni non mediche sia ormai da considerarsi superata  e che il futuro non possa essere che la piena e totale presa di coscienza del potenziale espresso dai lavoratori della salute.

Cgil, Cisl e Uil, affiancati da Conaps, Tsrm, Fnco e Ipasvi, hanno proseguito i lavori puntando il dito sulla carenza formativa dell’aggiornamento, reso sì obbligatorio dal programma ECM, ma condito purtroppo da offerta  valida solamente se a pagamento. Chiaramente, potendo solo alcuni avvicinarsi a tale proposta, risultato è che inevitabilmente ne debba derivare una professionalità sul campo meno qualitativa del dovuto.

L’atteso momento con il Ministro della salute Lorenzin si tramuta però in un flop. La filippica del ministro parte a spron battuto ma, sciaguratamente, tocca argomenti sì importanti ma totalmente fuori dal tema della giornata. Risultato: contestazione a viso aperto. La platea non gradisce e interrompe senza mezze misure il discorso. Francamente devo ammettere che le argomentazioni sembravano proprio fini a sé stesse e gli strali dei convitati al tavolo delle discussioni non tardano ad arrivare.

L’invito dei segretari sindacali e dei presidenti delle associazioni professionali punta sulla mancata attenzione che il ministero ha palesemente mostrato, nei confronti di tutti i professionisti della salute, e che non è passata inosservata. I massofisioterapisti hanno provato sulla propria pelle il significato del menefreghismo istituzionale; ebbene, nel mare dell’abbandono, non siamo soli. Emerge con veemenza quanto i colleghi di ogni professione sanitaria abbiano sperimentato l’incuria ministeriale;  il ministro registra e, speriamo, accusa il colpo.

Nel complesso quindi, destabilizzato ma non troppo, prendo atto della situazione (probabilmente tragicomica) e rientro con la grama consolazione che non siamo soli. L’ennesima dimostrazione che il pesce puzza dalla testa.

Claudio Marcotti

Segretario Nazionale FNCM