Scritto il 15 Ott 2019 da

l'opinione fncm“Il gioco è parte fondamentale di noi della nostra esistenza; ad ogni età giocando riempiamo la nostra vita di momenti indimenticabili. Con il gioco stiamo insieme, condividiamo emozioni, sensazioni, sorrisi destinati a restare impressi nella nostra memoria.”

Eppure la mente umana è riuscita nell’evoluzione della sua specie ad “usare” il gioco e assoggettarlo al lato oscuro del male per discriminare, denigrare, diffamare, screditare e sminuire il valore di una persona o delle cose.

In che modo? Con l’uso della parola!

Qualcuno sì chiederà cosa c’entra questo con il massofisioterapista.

Credo che la nostra figura, nella sua esistenza rappresenti una delle professioni sanitarie che maggiormente ha subito atti discriminatori, diffamatori e denigratori, finalizzati a sminuirne il valore professionale e umano. Un gioco studiato, pensato e voluto che magistralmente è usato per offuscare la realtà, in nome di interessi di potere o di egemonia del settore; un gioco dove l’utilizzo delle parole e l’interpretazione spesso arbitraria del significato che ad esse ne viene attribuito serve per creare una visione della professione del massofisioterapista come di una figura secondaria, quasi di supporto al mondo della riabilitazione.

Un contesto che ha portato molti avvocati a chiederci “cosa avete fatto di male per avere tutto questo accanimento contro la vostra figura? ” …Perché? Sicuramente hanno contribuito a tutto questo alcuni problemi come quello della visibilità finalizzata a crearsi un proprio spazio all’interno di un unico contenitore (quello della riabilitazione) dove fino agli anni ’90 convivevano oltre 20 professioni caratterizzate ognuna da una propria peculiarità; la carenza di normative chiare che ne definissero gli ambiti lavorativi e formativi e sicuramente alcuni interessi economici a livello formativo e associativo.

Uno scenario dove “la parola” è stata usata per rimarcare le differenze, spesso senza ragion veduta e sminuire il valore di un professionista visto come “colui che ti ruba il lavoro”.

Qualcuno potrà dire che queste cose sono anacronistiche, appartengono ad un passato ormai superato dalle normative vigenti che bene o male hanno portato ordine e chiarezza nella formazione e negli ambiti lavorativi di molti. Ma alcune “visioni” e convincimenti sono entrati nell’interiorità di molti e ancora oggi contribuiscono ad avere una visione offuscata della realtà.

Senza addentrarci in argomentazioni quali biennale o triennale, equipollente o equivalente che per anni sono state oggetto di disquisizioni, interpretazioni o prese di posizione politiche, sindacali e di tutto l’associazionismo di categoria, creando perdite di tempo senza un oggettivo fondamento (basti pensare agli 11 anni intercorsi tra il decreto di Equipollenza e il DPCM di Equivalenza), oggi il bersaglio del disquisire si è spostato sul massofisioterapista diplomato dopo la L.42/99 in possesso di un titolo non equipollente e non equivalente. Un parlare e uno scrivere amplificato sui canali social dove tutti si ergono a depositari del sapere e dove spesso la maschera dello pseudonimo consente ai maghi della tastiera di inveire, offendere o immettere in rete falsità al solo scopo di creare confusione, false aspettative e illusioni.

La nascita degli albi professionali istituiti con la legge Lorenzin (n. 03/2018) ha sicuramente creato apprensione in molti operatori che pur lavorando onestamente da tanti anni, hanno intravisto il serio pericolo di perdere il loro lavoro; il lavoro di una vita.

La legge n. 3 /2018 è certamente una legge importante per i suoi contenuti; ma è altrettanto carente per aver “dimenticato” un mondo di professionisti che da anni lavorano regolarmente nella sanità pubblica e privata. Visto lo scenario che si stava prospettando, immancabili, anche in questa situazione, sono arrivate “le parole” di chi ha intravisto nella preoccupazione l’occasione per denigrare e sminuire il lavoro altrui. Termini come abusivo, ladri, disonesti e altro ancora hanno imperversato sui vari canali informativi e ancora oggi non mancano di fare apparizione.

La legge 145/2018 ha posto un rimedio (dovuto) con l’istituzione degli Elenchi speciali afferenti alle professioni sanitarie. Il DM del 9 agosto 2019 ha concretizzato i contenuti della legge dando in questo modo “visibilità “a un numero consistente di professionisti che potranno continuare a svolgere la loro professione anche in ambito sanitario.

Ma non è stato tutto semplice e“dovuto”. I detrattori dopo aver incassato una prima sconfitta con il testo della legge 145/2018 hanno intravisto nell’emanazione del decreto attuativo il campo di battaglia ideale per dare spazio all’ invettiva e alla fantasia escogitando ogni alchimia che la lingua italiana può consentire di fare allo scopo di trovare la formula giusta per eliminare il massofisioterapista dal panorama delle professioni sanitarie.  La conclusione dopo mesi di discussione è stata l’unica alla quale si potesse arrivare: un decreto che riportasse semplicemente i contenuti della legge.

Il 01 ottobre ha preso il via la procedura per la preiscrizione agli elenchi speciali istituiti con la legge 145/2018 –DM 09 agosto 2019.

L’ordine TSRM e PSTRP è chiamato per legge a gestire questa procedura e alla tenuta degli elenchi.

In questo contesto risultano estremamente stonate le parole riprese da precedenti dichiarazioni del Dott. Beux (presidente dell’Ordine) e riportate dal Sole 24 ore del 3 ottobre scorso. Affermazioni già precedentemente chiarite e sostanzialmente superate. Evidentemente l’uso a scopo giornalistico e apparentemente di semplice informazione (probabilmente suggerita) ha innescato una serie di preoccupazioni e negatività attorno alla figura del massofisioterapista.

La “sindrome da lettino vuoto” (patologia sempre più presente tra i professionisti della riabilitazione) ha portato molti a pensare che tutti i mali e la riduzione di lavoro siano dovuti alla presenza sul mercato di massofisioterapisti privi di ogni lecito requisito; si badi bene che il pensiero non è nato dal nulla ma puntualmente e magistralmente è stato fomentato da chi si muove all’interno di questo mondo per interessi economici e di potere.  Mi permetto di ricordare che questi operatori lavorano già da molti anni e non possono certamente essere loro la causa inflazionistica del mercato. Personalmente punterei l’attenzione nel settore della formazione. Ogni anno escono dalle università 3500 nuovi fisioterapisti.; è evidente che la necessità di lavoro porta ad inflazionare un mercato probabilmente già saturo. È altresì evidente quali siano gli interessi della formazione.

Viene spontaneo chiedersi come sarà il futuro professionale dei tanti operatori che ogni giorno si confrontano con il mondo del lavoro?  È veramente così difficile la convivenza tra le diverse figure che popolano questo mondo?

Nessuno di noi ha la sfera di cristallo dove poter vedere il futuro ne tanto meno il cilindro magico dal quale estrarre la soluzione perfetta.

Tutti insieme però possiamo condividere alcuni principi senza la necessità di sottoscrivere contratti.

  • Il rispetto della professione e della professionalità altrui
  • L’onestà in ogni frangente del proprio lavoro
  • Riconoscere i propri limiti professionali ed il proprio ambito di competenza
  • Non porre limiti alla propria conoscenza e alla voglia di sapere
  • Il diritto di operare con regole chiare per tutti

Solo belle parole? Forse. Ma in un mondo dove in tanti cercano di prevaricare e annientare “il collega “con le parole del male, credere in qualcosa di positivo e bello per tutti NON può far male…aiuta a rendere migliore la nostra vita. Ad ogni singola associazione il compito di promuovere questi principi; potrebbe essere il nostro primo passo verso il futuro.

P.S. Un primo gesto (Istituzionale) in questa direzione potrebbe essere la modifica da apportare alla definizione di Massofisioterapista presente sul sito del Ministero della Salute. È aberrante…inspiegabile al solo pensiero che sia scritto sul sito del ministero.

Il massofisioterapista viene collocato tra le professioni d’interesse sanitario, riportando come riferimenti normativi la L.403/71 e la L.43/2006

La legge 403/71 istituisce la figura come “professione sanitaria ausiliaria” (il termine ausiliaria è stato eliminato con la L.42/99 quindi è rimasto solo professione sanitaria). La L.43/2006 all’art.1 comma 2 cita quanto segue:” Resta ferma la competenza delle regioni nell’individuazione e formazione dei profili di operatori di interesse sanitario non riconducibili alle professioni sanitarie”.

Allo stato attuale l’operatore d’interesse sanitario non risulta normato né istituito da una legge o un decreto. Dopo 50 anni si vorrebbe ricondurre una professione sanitaria al ruolo di operatore d’interesse sanitario senza sapere chi è?

Lascia senza parole la risposta dei funzionari ministeriali quando a specifica domanda rispondono facendo riferimento ad una sentenza del Consiglio di Stato il quale nel redigere il testo afferma la riconducibilità della figura al fantomatico operatore d’interesse sanitario. Non ci risulta che i giudici facciano le leggi casomai le applicano…è evidente che il giudice non si è posto il problema di chi è e soprattutto se esiste questo operatore !

Si abbia la coerenza di definire il massofisioterapista diplomato dopo il ’99 per quello che è: una professione sanitaria non riordinata. Vent’anni di vuoto normativo, di formazione mal regolamentata e (purtroppo) d’indifferenza istituzionale non possono essere cancellati.

Un altro primo gesto in questa direzione potrebbe essere la decisa presa di posizione dell’Ordine professionale quale organo rappresentativo e di tutela delle professioni ad esso afferenti.

Una chiara collocazione giuridica della professione che ne indichi il campo d’azione e le competenze al fine di garantirne i diritti e tutelarne l’operatività devono essere elementi imprescindibili per tutti. Il nostro appello è che dall’alto della sua posizione intervenga presso le istituzioni perché tutto ciò si concretizzi quanto prima in modo chiaro e definitivo. Tutti ne abbiamo bisogno.

Luciano Zeli

Segretario Nazionale FNCM